AUTOMOTIVE: IMPORT/EXPORT 2014 (dati A.N.F.I.)
COMMERCIO CON L’ESTERO – GENNAIO/GIUGNO 2014
Flussi commerciali con l’estero.
Irisultati complessivi dell’anno 2013 registrano, rispetto al 2012, un caldo deciso delle importazioni (-5,5%) mentre le esportazioni risultano pressochè invariate (-0,1%). L’export risulta positivo verso i paesi extra UE (+1,3%) e in calo verso quelli UE (-1,2%). I volumi scambiati con l’estero scendono sia per le vendite (-1,2%) sia per gli acquisti (-3,7%).
Nel corso dell’anno, l’avanzo commerciale tocca i 30,4 miliardi e, al netto dei prodotti energetici, è pari a quasi 85 miliardi. Nei primi sei mesi del 2014 le esportazioni crescono del 2% e le importazioni del 2,1% rispetto allo stesso periodo del 2013.
Nei primi sei mesi del 2014, l’avanzo commerciale ammonta a 17,348 miliardi € e al netto dei prodotti energetici è pari a 40,039 miliardi €.
Contribuiscono a questo risultato:
– Beni di consumo : + 10,855 mld
– Beni strumentali : + 26,247 mld
- Prodotti intermedi : + 2,937 mld
Il comparto “Energia” presenta un saldo negativo di 22,690 miliardi di euro (era di 27,649 un anno fa).
Nell’anno 2013 l’export della filiera componenti per autoveicoli ha totalizzato 19,27 mld di euro +5,7% sui valori dell’anno precedente, in controtendenza rispetto all’andamento delle merci esportate (-0,1%). Il 2013 registra un valore dell’import pari a 11,1 mld di € (+4,2% rispetto al 2013). Anche l’andamento dell’import del comparto è in controtendenza su tutte le importazioni, (-5,5% sul 2012).
Il saldo a fine dicembre è positivo per 8,168 mld di euro, +7,7% rispetto a quello del 2012 (7,58 mld). Nel 1° trimestre 2014 le esportazioni di parti e accessori per autoveicoli raggiungono i 5,1 miliardi di euro, + 9,3% sullo stesso trimestre del 2013, anche le importazioni crescono + 8,2% con un valore pari a 2,9 miliardi di euro. Il saldo attivo è di 2,19 miliardi (+10,8%). Nel 2° trimestre, rallenta la crescita delle esportazioni, che ammontano a 5,1 mld di Euro, solo +0,9% rispetto al 2013. Rallentano anche le importazioni, + 4,6% e ammontano a 3 mld di euro. L’export totale del 1° semestre 2014 raggiunge i 10,2 mld di Euro, i+ 5% rispetto a gennaio/giugno 2013. Nello stesso periodo, cresce anche l’importazione, +6,4%, a 5,9 mld di Euro, portando così la bilancia commerciale a un saldo positivo di 4,2 mld di euro, il 3,1% in più rispetto al 1°semestre 2013. L’export verso i paesi UE vale 7,2 mld di euro (+8,2%) e pesa per il 70,3% di tutto l’export componenti (era il 68,2% un anno fa). Determina un avanzo commerciale di 2,75 mld di euro (era di 2,44 mld a gen/giugno 2013). L’export verso i paesi extra UE è di 3 mld di euro (-1,9%) e produce un saldo positivo di 1,49 mld di euro, pari a 1/3 della bilancia commerciale componenti (4,24 mld di euro).
La classifica dell’export per paesi di destinazione vede:
- Germania con 2,11 mld di euro e una quota del 21% sul totale;
- seguono Francia (11% di quota),
- Spagna (8%),
- USA (7%),
- UK (6,9%),
- Polonia (6,8%),
- Turchia (3,7%),
- Brasile (2,8%),
- Austria (2,7%),
- Belgio (2,4%).
Le aziende italiane esportano verso l’area Nafta componenti per un valore di 902 mln di euro, +23% e un saldo attivo di 690 mln. L’Italia esporta verso l’area Mercosur componenti per 330 mln di euro, -32% rispetto ad un anno fa, ma con un saldo attivo di 273 mln.
Il primo mercato asiatico è:
- Cina (183 mln di euro, +8,9% rispetto a gennaio-giugno 2013 e un saldo negativo di 314 mln),
- Giappone (122 mln di euro, +52%, con un saldo positivo di 24 mln),
- India (114 mln di euro, +22%).
Nei paesi definiti ASEAN (Malesia, Indonesia, Vietnam, Cambogia, Singapore, Thailandia, Filippine, Bruma, Brunei, Laos) le esportazioni arrivano a 51 mln di euro (-30% rispetto ai primi 6 mesi 2013).
La suddivisione dei componenti in macroclassi, vede il comparto delle parti meccaniche (incluso accessori, vetri) totalizzare il 66% del valore dell’export con 6,7 mld di euro e un saldo attivo di 3,6 mld. Segue il comparto dei motori per un valore di 2,06 mld di euro, che pesa per il 20% sul totale e un saldo attivo di 743 mln di euro. Pneumatici e componenti riproduttori del suono (radio etc) presentano saldi negativi. Il valore delle importazioni di componenti per autoveicoli è stato di 5,9 mld di euro, +6,4%.
L’Unione Europea pesa per il 74% sul valore totale delle importazioni di componenti con 4,4 mld di euro (+5,5%).
La classifica dell’import per paesi di origine vede:
- Germania 1.518 mln di euro e una quota del 25,6% sul totale,
- Francia (13,5% di quota),
- Polonia (9,5%),
- Cina (8,4% di quota),
- Spagna (4,27%),
- Turchia (4,23%), e
- Repubblica Ceca (3,2%).
Le esportazioni del settore componenti rappresentano il 5,2% di tutto l’export (era il 4,9% a gennaio-dicembre 2013), mentre le importazioni valgono il 3,3%
Mercato autoveicoli – GENNAIO/AGOSTO 2014
Nel 2013 il mercato degli autoveicoli, con oltre 1,42 milioni di unità, ha registrato un calo -7,4%, che risultava già in calo del 21% sul 2011. A gennaio-agosto 2014 invece il mercato ha totalizzato 1.009.559 nuove registrazioni, + 4,4%.
Autovetture
La media delle vetture immatricolate nel triennio 2008-2010 è stata di 2,09 milioni di unità, dopo il boom del 2007, ben lontana dal volume medio conseguito nel triennio successivo 2011-2013, pari a 1,48 milioni di unità. A gennaio-agosto 2014 il Gruppo Fiat-Chrysler detiene il 28% del mercato e perde l’1% dei volumi, seguito dal Gruppo VolksWagem con il 14,2% e il Gruppo PSA con il 9,4%, che crescono di volumi rispettivamente del 8,2% e del 4,2%. Quindi ci sono incrementi a due cifre: Renault Group +31,2%, Mitsubishi +22,6%, Toyota +11,3%, Mazda +13,8% e Suzuki +22%. Negli anni 2000-2002 sono state immatricolate in Italia oltre 7,1 milioni di auto,quindi già dal 2014 potrebbero aumentare questi numeri.
Veicoli commerciali, industriali e autobus
In Italia i volumi di merci trasportate nel 2011 sono scesi del 16% sul 2010, mentre in UE27 la variazione media negativa è stata solo dello 0,1%. L’Italia, dopo la Grecia, è il paese che ha subìto il calo più consistente dei volumi di merci trasportate (-16%), confermandolo nel 2012 (-10,6%).
Nel 2011 la contrazione maggiore ha riguardato il trasporto su strada pari a -18,7% (in UE27: -1,2%), nel 2012 a -13,2% (UE28 – 3%). In crescita invece il trasporto su ferrovia, che registra un recupero del 6,5% nel 2011 sul 2010 e del 2,3% nel 2012 sull’anno prima.
L’osservazione dei dati conferma l’assoluta prevalenza del trasporto merci su strada, che nel 2012 assorbe l’80,3% delle tonnellate-km di merce trasportate, era l’82,7% nel 2011. Il trasporto sulle brevi e medie distanze, che è grosso modo quello al di sotto dei 300 km, riguarda il 91% delle merci, pertanto continuerà ad essere effettuato in larga misura con autocarri. Più della metà di tutte le merci transita sulla rete stradale con distanze inferiori a 50 km (54%) e i ¾ con distanze inferiori a 150 km (77%).
Nel 2013 il mercato dei veicoli commerciali fino a 3500 kg di ptt ha registrato oltre 101 mila nuove immatricolazioni, -12,5% sul 2012. Le immatricolazioni di autocarri medi-pesanti hanno riguardato oltre 12.600 autocarri, -7,8% Gli autocarri con ptt uguale o superiore a 16t venduti nell’anno appena trascorso sono stati oltre 9.600 (-3%). A gennaio-agosto 2014 sono stati immatricolati 74.167 VCL (+17%), 8.574 autocarri (+3,4%), di cui 6.932 con ptt =>16t (+16,8%) e solo 1.425 autobus (+1,4%).
Produzione domestica
I volumi produttivi domestici di autoveicoli sono in calo costante dall’anno 2000. Nel 2013 sono stati prodotti 658.207 autoveicoli, -2%. Nel 1° semestre 2014 sono stati prodotti complessivamente oltre 362.249 autoveicoli (-1,5%), di cui 210.444 autovetture (-5,6%). Il segno negativo è dovuto al calo registrato nel 2° trimestre, che negli autoveicoli è stato -5,8%, contro il +3,4% del 1° trimestre, e nelle autovetture è stato del 12,1%, contro il +2,3% del 1° trimestre. Più pesante è il calo degli autocarri e degli autobus, che nella prima meta del 2014 perdono rispettivamente il 37,7% e il 50,6% rispetto allo stesso periodo del 2013.
Notizie dei MERCATI ESTERI:
RUSSIA
A causa dell’interferenza della Russia nel conflitto in Ucraina, USA e UE hanno deciso di adottare sanzioni che sono progressivamente cresciute tra marzo e luglio. Si tratta anche di sanzioni di tipo economico/commerciale, come la sospensione dell’attività di import/export per il settore militare e il blocco delle esportazioni di beni destinati al settore petrolifero russo.
.Impatti sull’Italia e sulle imprese italiane:
Attualmente l’Italia è il paese di origine che rappresenta il 4,6% delle importazioni russe ed è uno dei principali esportatori europei nei confronti della Russia, con la Meccanica strumentale che rappresenta circa un quarto in valore dell’export italiano verso questo paese. Il futuro dell’export italiano nei confronti della Russia dipende dall’evoluzione della crisi Ucraina nei prossimi mesi. Due i possibili scenari futuri: nel primo, la crisi dovrebbe tendere a stabilizzarsi, la Russia eviterebbe di entrare direttamente nel conflitto e le sanzioni da parte di USA e UE verrebbero mantenute o limitate a colpire singoli soggetti. Le performance dell’economia russa sarebbero deboli, con una stima di diminuzione del PIL dello 0,5% nel 2014 e una lieve ripresa dello 0,8% nel 2015. In questo caso le stime riguardanti l’export italiano verso la Russia subirebbero una contrazione del 9% nel 2014 e un recupero dello 0,5% nel 2015, per una perdita totale nel biennio di esportazioni pari a oltre 900 milioni di Euro. Nello scenario più pessimistico, invece, l’aumento dell’escalation delle violenze dovrebbe aumentare e la Russia potrebbe entrare a far parte del conflitto. L’economia russa in questo caso registrerebbe una brusca frenata con una variazione del PIL pari a -2,2% nel 2014 e -4,5% nel 2015 a causa del calo di consumi e investimenti e dell’instabilità della valuta locale. In questo caso il rallentamento dell’export italiano sarebbe pari al 12% nel 2014 e dell’11% nel 2015, con una perdita in valore nel biennio pari a 2,4 milioni di Euro. (SACE, Focus Marzo-Luglio 2014: sanzioni crescenti verso la Russia). A seguito delle sanzioni, il governo russo ha annunciato la creazione di un fondo d’emergenza a supporto delle società colpite da tali sanzioni. Il fondo dovrebbe essere finanziato con circa EUR 2 miliardi in origine destinati al sistema pensionistico. Le sanzioni già adottate hanno iniziato a riflettersi sull’economia russa secondo la Banca centrale la crescita del PIL non supererà lo 0,5% quest’anno, il livello più basso dal 2009. Il deflusso di capitali dovrebbe invece raggiungere USD 100 miliardi entro fine anno. Il deprezzamento del rublo – ai minimi storici sul dollaro – e la decisione di imporre contro-sanzioni sui beni occidentali ha causato un aumento dell’inflazione, stimata al 7,5%.
UCRAINA:
È stato ratificato il trattato di libero scambio Ucraina-UE. L’implementazione sarà però posticipata a dicembre 2015 a causa delle minacciate reazioni russe. L’economia del paese continua a contrarsi; il PIL è sceso del 5,4% nel secondo trimestre rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso (-1,1% nel primo trimestre). L’aumento della spesa pubblica (+6,9%) ha evitato un ridimensionamento ancora maggiore. Le prospettive dipendono dall’andamento della crisi, ma i danni alle infrastrutture e alla capacità produttiva nel bacino industriale dell’est del paese potrebbero pesare in modo notevole. Preoccupano la svalutazione della Hryvnia rispetto al dollaro (di oltre il 55% da inizio anno) e l’accelerazione dell’inflazione (+14,5% ad agosto).
BRASILE:
Anche nel secondo trimestre il PIL brasiliano è continuato a calare, portando il paese in recessione tecnica. La contrazione congiunturale nel Q2 è stata dello 0,6%, più ampia rispetto al -0,2% del Q1. Il Brasile non registrava consecutivamente due trimestri negativi da cinque anni. A pesare sono il calo della produzione (i giorni lavorativi nel Q2 sono stati inferiori di oltre il 3% rispetto al Q1 a causa delle interruzioni lavorative legate ai mondiali), la contrazione degli investimenti (-5,3% rispetto al trimestre precedente) e la siccità che ha colpito il paese aumentando i costi energetici. Il cattivo andamento economico sta pesando sui sondaggi elettorali e sulle possibilità della presidente Rousseff di ottenere un secondo mandato alle elezioni di ottobre.